Bologna – Inclusione, equità e diritti, cittadinanza,
antidiscriminazione. Sono i quattro “obiettivi strategici”
individuati dal
Programma triennale 2014-2016
per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, deliberato
oggi dalla giunta regionale e che dovrà essere sottoposto a
breve all’Assemblea legislativa. Uno strumento trasversale,
previsto dalla legge regionale
5 del
2004 sull’immigrazione, che pone al centro delle
programmazioni di settore il tema di una società – quella
dell’Emilia-Romagna – già multietnica a tutti gli effetti, con
un fenomeno migratorio stabilizzato, che vede al suo interno
persone originarie di oltre 170 Paesi differenti.
“Siamo di fronte a una popolazione regionale sempre più
eterogenea per provenienza, lingua, cultura, credo, condizioni
socio-economiche – sottolinea l’assessore alle Politiche sociali
Teresa Marzocchi – . Questo pone l’urgenza, non
più rinviabile, di ridefinire un nuovo patto di cittadinanza tra
migranti e nativi e tra nuovi residenti e amministrazioni
locali. In quest’ottica vanno potenziate le politiche pubbliche
volte a investire nella diversità e nel dialogo culturale,
ponendo al centro le persone e i diritti fondamentali di cui
sono titolari. In questa direzione vanno anche le nuove Linee
guida, recentemente approvate dalla giunta, che rafforzano e
potenziano la rete regionale contro l’antidiscriminazione”.
La crisi economica ha portato una significativa riduzione dei
flussi di ingresso programmati per motivi di lavoro, mentre
sembrano aver subito meno contraccolpi la domanda di lavoro di
cura e i processi di ricongiungimento familiare. “Tutto ciò
richiede di concentrare l’attenzione sulla qualità
dell’integrazione delle persone già presenti sul territorio –
prosegue l’assessore – , che possono rappresentare un fattore
decisivo di investimento per le politiche regionali nei prossimi
anni. Questo Programma vuole garantire politiche sempre più
trasversali, senza canali separati o paralleli, capaci di
rispondere efficacemente ai bisogni delle persone migranti”.
Il fenomeno migratorio in Emilia-Romagna: le cifre
Nel 2013 la popolazione regionale contava 4.471.104
persone residenti, di cui 547.552 con cittadinanza non italiana
(di queste, circa il 20% appartenenti all’Unione europea).
Nonostante il significativo rallentamento della crescita a
partire dalla crisi economica iniziata nel 2008, il fenomeno
migratorio si è costantemente intensificato anno dopo anno:
l’incidenza dei residenti non italiani sul totale della
popolazione regionale è passata dall’8,6% del 2008 al 12,2% del
2013. Nel corso dell’ultimo decennio si è registrata una
crescita della popolazione complessiva attorno al 10% quasi
interamente dovuta alla presenza di cittadini stranieri. La
previsione è che da qui al 2020 quasi un terzo della popolazione
italiana avrà più di 65 anni (27%), a fronte di un 4% di over
65enni stranieri, e che circa il 60% dei residenti stranieri
avrà meno di 40 anni, con un’incidenza prevista nella fascia di
età (0-39 anni) intorno al 28%.
I quattro obiettivi del Programma
Si punta innanzitutto al raggiungimento di un buon
livello di inclusione sociale delle persone
migranti attraverso la realizzazione di una pluralità di
interventi multidimensionali (scuola, formazione, lavoro,
sociale, salute, casa), tra loro strettamente connessi. In primo
luogo la Regione ribadisce la definizione di una scuola
di qualità per tutti, quale strumento prioritario di
coesione sociale. Per quanto riguarda la garanzia dell’equità
e dei diritti, rispetto all’accesso e alla
fruizione dei servizi la legge regionale prevede già
(all’articolo 1) che siano garantite pari opportunità di accesso
evitando quindi di costruire, se non per situazioni e momenti
particolari, servizi specialistici “separati”. La necessità di
rimuovere ostacoli di ordine linguistico, culturale e
organizzativo nella presa in carico e nella definizione di
percorsi di inclusione socio-lavorativa appare ancora più
urgente se riferito a un’ampia gamma di persone in condizioni di
vulnerabilità sociale: per esempio i richiedenti e titolari di
protezione internazionale e umanitaria, i minori stranieri non
accompagnati, le persone vittime di tratta, le persone ex
detenute, le persone vittime di violenza e/o matrimoni forzati.
Se la questione giuridica della “cittadinanza”
e dell’introduzione del diritto di voto amministrativo per i
cittadini stranieri è materia di esclusiva competenza statale,
le politiche regionali possono invece promuovere la molteplicità
delle forme di “cittadinanza attiva”, di relazioni sociali e di
partecipazione che possano permettere di aumentare i livelli di
coesione sociale e prevenire eventuali conflitti: è un percorso,
questo, su cui si lavora già da tempo e che si intende
rafforzare. Infine, quarto obiettivo strategico del Programma,
l’antidiscriminazione: la Regione, dal 2008, ha
avviato un Centro regionale contro le discriminazioni, basato su
una rete territoriale che sappia intercettare, orientare e
rimuovere eventuali discriminazioni, e che investa sulla
prevenzione e sulla sensibilizzazione. Le nuove Linee guida,
recentemente approvate dalla giunta, rafforzano e potenziano
questa realtà.
Il Programma triennale 2014-2016 indica inoltre tre
azioni prioritarie che possono contribuire, in una
logica intersettoriale, al raggiungimento degli obiettivi
strategici: la promozione e il coordinamento in ambito locale
delle iniziative per l’apprendimento e l’alfabetizzazione alla
lingua italiana; la mediazione e la formazione culturale;
l’informazione e la conoscenza diffusa dei diritti e dei doveri
connessi alla condizione di cittadino straniero.