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Immigrati, la giunta approva il Programma triennale 2014-2016. Quattro gli obiettivi strategici. In Emilia-Romagna l'incidenza dei residenti non italiani sul totale della popolazione è passata dall'8,6% del 2008 al 12,2% del 2013. L'assessore Marzocchi: "Un nuovo patto di cittadinanza tra migranti e nativi e tra nuovi residenti e amministrazioni locali"

Bologna – Inclusione, equità e diritti, cittadinanza, antidiscriminazione. Sono i quattro “obiettivi strategici” individuati dal Programma triennale 2014-2016 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, deliberato oggi dalla giunta regionale e che dovrà essere sottoposto a breve all’Assemblea legislativa. Uno strumento trasversale, previsto dalla legge regionale 5 del 2004 sull’immigrazione, che pone al centro delle programmazioni di settore il tema di una società – quella dell’Emilia-Romagna – già multietnica a tutti gli effetti, con un fenomeno migratorio stabilizzato, che vede al suo interno persone originarie di oltre 170 Paesi differenti. 

“Siamo di fronte a una popolazione regionale sempre più eterogenea per provenienza, lingua, cultura, credo, condizioni socio-economiche – sottolinea l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – . Questo pone l’urgenza, non più rinviabile, di ridefinire un nuovo patto di cittadinanza tra migranti e nativi e tra nuovi residenti e amministrazioni locali. In quest’ottica vanno potenziate le politiche pubbliche volte a investire nella diversità e nel dialogo culturale, ponendo al centro le persone e i diritti fondamentali di cui sono titolari. In questa direzione vanno anche le nuove Linee guida, recentemente approvate dalla giunta, che rafforzano e potenziano la rete regionale contro l’antidiscriminazione”.

La crisi economica ha portato una significativa riduzione dei flussi di ingresso programmati per motivi di lavoro, mentre sembrano aver subito meno contraccolpi la domanda di lavoro di cura e i processi di ricongiungimento familiare. “Tutto ciò richiede di concentrare l’attenzione sulla qualità dell’integrazione delle persone già presenti sul territorio – prosegue l’assessore – , che possono rappresentare un fattore decisivo di investimento per le politiche regionali nei prossimi anni. Questo Programma vuole garantire politiche sempre più trasversali, senza canali separati o paralleli, capaci di rispondere efficacemente ai bisogni delle persone migranti”.

Il fenomeno migratorio in Emilia-Romagna: le cifre
Nel 2013 la popolazione regionale contava 4.471.104 persone residenti, di cui 547.552 con cittadinanza non italiana (di queste, circa il 20% appartenenti all’Unione europea). Nonostante il significativo rallentamento della crescita a partire dalla crisi economica iniziata nel 2008, il fenomeno migratorio si è costantemente intensificato anno dopo anno: l’incidenza dei residenti non italiani sul totale della popolazione regionale è passata dall’8,6% del 2008 al 12,2% del 2013. Nel corso dell’ultimo decennio si è registrata una crescita della popolazione complessiva attorno al 10% quasi interamente dovuta alla presenza di cittadini stranieri. La previsione è che da qui al 2020 quasi un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni (27%), a fronte di un 4% di over 65enni stranieri, e che circa il 60% dei residenti stranieri avrà meno di 40 anni, con un’incidenza prevista nella fascia di età (0-39 anni) intorno al 28%.

I quattro obiettivi del Programma
Si punta innanzitutto al raggiungimento di un buon livello di inclusione sociale delle persone migranti attraverso la realizzazione di una pluralità di interventi multidimensionali (scuola, formazione, lavoro, sociale, salute, casa), tra loro strettamente connessi. In primo luogo la Regione ribadisce la definizione di una scuola di qualità per tutti, quale strumento prioritario di coesione sociale. Per quanto riguarda la garanzia dell’equità e dei diritti, rispetto all’accesso e alla fruizione dei servizi la legge regionale prevede già (all’articolo 1) che siano garantite pari opportunità di accesso evitando quindi di costruire, se non per situazioni e momenti particolari, servizi specialistici “separati”. La necessità di rimuovere ostacoli di ordine linguistico, culturale e organizzativo nella presa in carico e nella definizione di percorsi di inclusione socio-lavorativa appare ancora più urgente se riferito a un’ampia gamma di persone in condizioni di vulnerabilità sociale: per esempio i richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, i minori stranieri non accompagnati, le persone vittime di tratta, le persone ex detenute, le persone vittime di violenza e/o matrimoni forzati.
Se la questione giuridica della “cittadinanza” e dell’introduzione del diritto di voto amministrativo per i cittadini stranieri è materia di esclusiva competenza statale, le politiche regionali possono invece promuovere la molteplicità delle forme di “cittadinanza attiva”, di relazioni sociali e di partecipazione che possano permettere di aumentare i livelli di coesione sociale e prevenire eventuali conflitti: è un percorso, questo, su cui si lavora già da tempo e che si intende rafforzare. Infine, quarto obiettivo strategico del Programma, l’antidiscriminazione: la Regione, dal 2008, ha avviato un Centro regionale contro le discriminazioni, basato su una rete territoriale che sappia intercettare, orientare e rimuovere eventuali discriminazioni, e che investa sulla prevenzione e sulla sensibilizzazione. Le nuove Linee guida, recentemente approvate dalla giunta, rafforzano e potenziano questa realtà.
Il Programma triennale 2014-2016 indica inoltre tre azioni prioritarie che possono contribuire, in una logica intersettoriale, al raggiungimento degli obiettivi strategici: la promozione e il coordinamento in ambito locale delle iniziative per l’apprendimento e l’alfabetizzazione alla lingua italiana; la mediazione e la formazione culturale; l’informazione e la conoscenza diffusa dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero.

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