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E’ giusto fare il processo alle intenzioni? Ammesso che ci siano!

L’antica saggezza dei latini continua a fare scuola anche ai nostri tempi. La locuzione : Quod voluit dixit, quod non dixit noluit, in particolare, era riferita agli uomini impegnati nell’interpretazione della legge  e vorrebbe dire che quello che si vuole viene detto, mentre quello che non si dice non è voluto. Se trasferiamo certi comportamenti ai comuni cittadini o segnatamente a chi si occupa in particolare d’informazione la questione dovrebbe essere riportata più o meno così: se voglio dire qualcosa la scrivo, altrimenti non la scrivo. I contenuti scritti sono in sintesi la rappresentazione della volontà di chi si occupa d’informazione e sono di conseguenza soggetti ad essere valutati in ogni sede, soprattutto giudiziaria. Lo scritto rimane nel tempo e sulla carta stampata non è soggetto ad alcuna variazione, dal momento che può sempre essere visionato, al di là delle semplici parole. Quello che non è scritto, invece, non può essere utilizzato in alcun modo, a meno che non si intenda ricorrere all’indecoroso espediente del vituperato processo alle intenzioni.  Operare in tale direzione dimostra un’insana volontà, da parte di chi la mette in atto, di perseguire in qualche prevenuto modo chi non si riesce a piegare alla ragionevolezza delle situazioni o altrimenti diventa strumento di un vero abuso per perseguire scopi per lo più illeciti a favore di qualcuno o qualche cosa! Si passa, in maniera del tutto spregiudicata dalla libertà di stampa alla libertà d’espressione fino a infierire persino sulla libertà di pensiero. Libertà di pensiero che si arriva anche a perseguire indipendentemente se quel pensiero alberga o meno nella nostra mente. Una evidente strumentalizzata mistificazione messa in atto per …. indefinibili motivi.  Scontrarsi con certe situazioni pone in evidenza valori morali completamente ignorati, in maniera spudorata e anche spregiudicata quando un cittadino deve confrontarsi in sede giudiziaria  con simili comportamenti. Subirne le conseguenze non è certo piacevole, pur nella convinzione di dover rispondere su inesistenti intenti addebitati. Scrivere su di un avvenimento sarebbe chiaro affidandosi alla sua lettura, né può essere ritenuto diverso da ciò che è scritto, allo stesso modo che ciò che non è scritto non può essere portato a nocumento, non potendolo né leggere e tanto meno interpretarlo, di chi scrive.

Nino Grilli

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