Non ci si può sottrarre da un esame
veritiero perché è giusto che il popolo di centrodestra sappia che
c’è qualcuno in questo partito che ha un’altra visione della
politica e di come questa deve servire il territorio, per questo non
mi allontanerò dall’analisi dura e cocente, quella del militante
della strada, quella dell’elettore medio che vive con rabbia e
rassegnazione ogni tornata elettorale; quello del 54% che è rimasto
a casa a far altro perché aveva perso speranze e obiettivi. A
costoro è sembrato che eravamo noi quelli in emergenza, quelli del
presidente dimissionario, i fuoriusciti da una debacle governativa,
smarriti ed impauriti senza meta ed orizzonte. No, quelli dovevano
essere Pittella e compagni! ma ci abbiamo pensato noi a ribaltare i
fronti. Siamo stati capaci di complicare le cose sino all’ultimo
momento, col candidato dell’ultimo istante, senza un progetto e
senza un programma, senza saper dire ai nostri sostenitori quali
disegni avevamo per questa terra. Buttati nella mischia a cercar di
arrabattare quel che si riusciva a recuperare, per far la “grande
coalizione” partorita in incontri di vertici romani scollati dalla
realtà locale e sordi ai richiami dell’elettorato. Avevamo tutto il
tempo per preparare programmi ed azioni, strategie e scelte, ma come
sempre sul fil di lana giunge l’inaspettata e sterile sorpresa
disgiunta dal razionale.
Tutti sappiamo qual
è la considerazione delle opinioni pubbliche, quelle strane voci di
strada che parlano di un partito che non vuol vincere, di un partito
che in Basilicata deve cedere agli inciuci, quello della cogestione;
voci di popolo? Forse! Tutti ne parlano, non possiamo contenere se
si tratta di una fantasia tutta popolare sentita solo da chi vive
accanto alla gente; chi “comanda” non crede sia vera questa favola
che di bar in bar riecheggia mentre oggi si rafforza e prende corpo.
Fiaba alla quale gli inossidabili coordinatori, onorevoli Viceconte
e Latronico, sopravvissuti ad ogni cataclisma elettorale, oggi hanno
dato anima, così come nel tempo hanno contribuito ad indebolire i
solchi della comunicazione tra loro e la struttura del partito,
fatta anche di valorosi protagonisti che uno dopo l’altro li hanno
abbandonati. Un partito personale dove non vi dialogo e speranza a
poter partecipare alle scelte, né a poter prender parte alle
decisioni, dote destinata solo a chi è stato nominato dall’alto; gli
altri non hanno alcuna voce in capitolo nonostante raccolgano input
e stimoli che partono direttamente dal popolo. Cosi si è costruito
un partito non più in grado di essere in sintonia con la società,
sconnesso dalla realtà. Per questo l’unica speranza è rottamarlo in
Basilicata, la protesta diventa una necessità, senza della quale non
potremo mai trovare una identità politica unitaria che sia in grado
di essere alternativa allo strapotere della sinistra. Si è persa una
occasione forse unica che il centrodestra non ha saputo o voluto
sfruttare, cedendo la vittoria a tavolino. Su questo si deve fare
sintesi e attribuire responsabilità a chi le ha. Questo partito deve
ritornare ad essere di proprietà degli elettori e l’unico modo per
farlo, da oggi in poi, sarà quello di ritrovarci in una
partecipazione ampia, dove a scegliere siano i cittadini, la linea
che la base propone è quella delle primarie, affinchè la politica
ritorni con dignità ad aggregarsi. Riconquistare l’elettorato deve
essere la priorità, conquistarne altro una necessità.
Adriano Pedicini Consigliere PDL |
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