Un tempo l’elemosina era praticata dal povero, da colui che
disperato, non avendo più nulla e senza lavoro, era costretto ad
umiliarsi per il sostentamento suo e dei suoi cari. I ciechi erano
veri non vedenti,
gli
accattoni non sceglievano di esserlo, lo erano perché esclusi dal
sistema e dal lavoro. La gente era sensibile a questo fenomeno ed
anche chi possedeva poco, divideva il poco con chi, non avendo
nulla, era costretto a tendere la mano. Si poteva far beneficienza,
in quanto s’incontravano poveracci bisognosi una o due volte al
giorno e capitava che non se ne incrociassero per niente sul proprio
cammino, oggi molto è cambiato la dilatazione della fascia sociale
dei poveri è talmente ampia che a volte non comprendi chi tra i
poveri è ancor più povero, mentre ad ogni angolo trovi chi ti chiede
la carità. Ma la politica da queste parte non se ne accorge,
burocrazia e insensibilità non tiene in alcun conto il momento
difficile. Per incoraggiare l’inclusione sociale si trovano risorse
economiche importanti, ma nonostante ciò tutti sono sistematicamente
esclusi perché il metodo è quello del COPES Basilicata. Tre mesi
senza contributo sociale per 220 famiglie di Matera è un tempo che
uccide, soprattutto quando fai conto su quel poco denaro che ti è
stato promesso in un determinato giorno, dopo aver aspettato tanto;
ed invece, speranzosi, di buon mattino del 3 ottobre ti rechi al
comune e trovi porte e sensibilità chiuse. È legittimo che ci si
“incazzi”, che intervengano Carabinieri e Polizia; urla ed
imprecazioni, questo è successo stamattina al Comune di Matera ai
beneficiari del progetto COPES. L’ultimo pagamento è datato luglio,
poi tre mesi senza riceve un centesimo, mentre promesse ed annunci
anche di stampa, davano per certo che stamane fossero in pagamento
gli assegni, chi aveva più bisogno era in Comune; tutti a gran voce
lamentavano qualcosa: chi non aveva più il gas in casa, chi mostrava
la bolletta della luce scaduta da un mese, chi convinto di prelevare
l’assegno aveva promesso al figlio un paio di scarpe per far
ginnastica a scuola, insomma piccole cose compreso quel poco per
poter mangiare. Mentre dall’altra parte del telefono “potentino” si
apprendeva che oggi, giorno promesso per l’elemosina, la Banca, non
aveva ricevuto nessun mandato. Ancora una volta tutto rinviato alla
prossima settimana. Siamo giunti al capolinea di un progetto di
sostegno sociale che a fine anno avrà il suo epilogo, ed il giudizio
lapidario è quello del fallimento, per il non aver inserito
socialmente nessuno anzi, per l’aver aggravato la povertà; sprecato
una risorsa economica rilevante senza alcuno scopo, se non quello di
creare sudditanza e avamposti clientelari al servizio di taluni, di
coloro che son convinti che questo sia il modo giusto di fare
politica sociale. In realtà questo sistema ha solo posto le
condizioni per rafforzare la mendicità, i beneficiari COPES si
sentono più esclusi di chi è in questa terra é emigrato; mendicanti
erano quattro anni fa, tali rimangono oggi ed attenderanno che la
regione bandisca un solito ed inutile progetto di erogazione
dell’elemosina. Si, perché tale è quella volgare miseria senza
scopi, ed è bizzarro che non si comprenda che l’occupazione è il
fattore più importante per la promozione dell’inclusione sociale.
Adriano Pedicini Capogruppo del PDL
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