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MATERA E L’URBANISTICA: PRIMA DI TUTTO,

LE REGOLE E L’ONESTA INTELLETTUALE 

“La città di Matera ha l’obbligo innanzitutto morale di discutere le questioni urbanistiche con chiarezza, metodo e contenuti, evitando il costante alimentarsi di notizie lacunose, parziali e perciò stesso decisamente fuorvianti rispetto alla realtà dei fatti. In un momento di crisi senza precedenti, si continuano ad additare le imprese edili, che pure rappresentano una voce importante dell’economia provinciale, come irresponsabili e senza scrupoli, nel mentre queste operano sempre e rigorosamente nel rispetto delle regole e delle leggi. Per questo pretendiamo rispetto da chi, a titolo personale o quasi, parla con frequenza periodica ed una ostinata monotonia su questo tema, avocando a sé la tutela e il rispetto del diritto urbanistico”.  

È quanto sostiene la Sezione Provinciale Costruttori Edili ANCE MATERA di Confindustria Basilicata, in merito alle questioni attinenti i Piani Casa 1 e 2, apparse nei giorni scorsi sugli organi di stampa locale.  

Nel merito, ANCE MATERA ritiene utile, ai fini di un sereno giudizio da parte dell’opinione pubblica, chiarire quanto segue.

Il cosiddetto Piano casa 1, attuato con la legge regionale 25/2009, ovvero, “misure urgenti e straordinarie per il rilancio dell’economia e del patrimonio edilizio”, aveva, tra i propri obiettivi, anche la pianificazione di alloggi sociali da realizzare e da locare a canone agevolato, con un impegno economico e finanziario a totale carico degli operatori privati. Per cause burocratiche - sulle quali non è il caso di soffermarsi poiché, per buona parte, alimentate anche dalla miriade di polemiche sollevatesi a quel tempo, in perfetta analogia a quanto pare accadere anche oggi – il tutto rimaneva “congelato” fino ad oggi, tanto che, solo nelle ultime settimane (siamo nel 2013!) si è ripreso a parlare di alloggi sociali sulle residue due proposte rimaste in lizza, rispetto alla dozzina di soggetti economici partecipanti all’origine del provvedimento.

Nel frattempo, il Governo nazionale emanava la legge 106/2011 (c.d. Piano casa 2), con l’analogo obiettivo di ridare urgentemente impulso alla stagnante economia, con particolare riguardo al comparto delle costruzioni. Nelle logiche della suddetta legge dello Stato, si consentivano, per un periodo di tempo limitato, deroghe alle vigenti leggi in materia, introducendo il concetto di “migrazioni di volumetrie”, ovvero un concetto innovativo, a saldo zero, di spostamenti di volumetrie al verificarsi di determinate condizioni. Le regioni erano quindi chiamate ad attuare la legge nel termine stabilito di 120 giorni, cosa che, per quanto concerne la nostra Regione, avveniva con la legge regionale 25/2012, varata con circa un anno di ritardo e perciò in vigenza, comunque, delle disposizioni normative di cui alla citata legge nazionale 106/2011. Questa la sintetica cronistoria dei cosiddetti Piano casa 1 e 2.

Venendo all’oggi, la legge prevede un bonus volumetrico se i costruendi fabbricati migliorano le prestazioni energetiche e di risparmio. Questo è consentito anche ai fabbricati in corso d’opera e già dal Piano casa 1 del 2009, senza peraltro dover fare alcun ricorso alla retorica. Il Consiglio comunale di Matera, quindi, ha semplicemente “perimetrato” le aree, per non consentire proposte edificatorie ai sensi del Piano casa 2 (inglobando i quartieri storici della città), rimettendo, invece, alla riqualificazione, le cosiddette AUDP (aree urbane a disciplina pregressa), che rappresentano strutture edificate anche da oltre 20 anni!  

“Precisare il contesto delle regole – conclude la nota ANCE Matera - non è un esercizio astratto di conoscenza, ma una necessità inderogabile, per evitare che un confronto dialettico e, nel caso, anche critico, possa avere come prerequisito l’ambito normativo”.

 

 

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